Boisi, Galindo, Palazzari. Passaggi di stato


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Regina José Galindo, Lo voy a gritar al viento, 1999, Guatemala, stampa lambda su forex, 120×180 cm, Foto Marvin Olivares e Ron Mocán, Courtesy Prometeogallery

Alla Reggia di Caserta, fino al 20 marzo, è allestita la mostra “Passaggi di stato”, composta dalle opere di Lorenza Boisi, Regina José Galindo, Valentina Palazzari, realizzata a cura di Bruno Corà e Davide Sarchioni, organizzata e patrocinata dalla Reggia di Caserta in collaborazione con MLZ Art Dep, Prometeogallery, RIBOT arte contemporanea.

La mostra mette a confronto i lavori delle tre artiste, differenti quanto a provenienza, background culturale e ambiti di ricerca, con l’intento di sperimentare nuove proposizioni dialogiche e possibilità di relazione, sia tra le opere sia con lo spazio fisico e storico fortemente connotato delle Retrostanze del ‘700.
Lorenza Boisi (Milano, 1972) fonda il suo percorso artistico sulla poliedricità e multiformità di esiti e pratiche culturali. L’approccio pittorico è centrale nella ricerca di linguaggi ulteriori che assumono un carattere installativo, facendo ricorso prevalente alla ceramica. Difatti, i suoi interventi site-specific sono costituiti dall’accostamento di numerosi elementi ceramici, diversi per forma, colore e dimensioni, realizzati ad hoc nei laboratori di Montelupo Fiorentino.
Regina José Galindo (Città del Guatemala, 1974) utilizza il proprio corpo in azioni performative estreme sui propri limiti fisici e psicologici per denunciare la violenza sociale, politica e culturale della società contemporanea. Il video della performance del 2016 ad Amburgo, “Aún no somos escombros” (Non siamo ancora macerie), dialoga con immagini fotografiche e il sonoro del suo recente lavoro “SOS”.
Valentina Palazzari (Terni, 1975) indaga le proprietà fisiche e le qualità estetiche dei materiali metallici, come le reti elettrosaldate impiegate in ambito edile, la loro capacità di mutamento e di trasformazione legata ai processi di ossidazione e di formazione della ruggine, elaborando lavori inediti e un omaggio all’imponente Scalone d’Onore di Luigi Vanvitelli con un’installazione monumentale ripensata per il Vestibolo superiore.
Pur nella diversità, ciò che accomuna le tre artiste è la peculiare attitudine che le spinge a “forzare il limite” in ogni nuova ideazione, pur rimanendo coerenti alle rispettive e specifiche ricerche.
Le opere in mostra sono state concepite appositamente o selezionate in base alle caratteristiche di ogni ubicazione e mirano a comporre un complesso e variegato itinerario visivo ed emotivo che, nella successione incalzante tra gli ambienti, procede per distinte tipologie di sequenze e piani di lettura stratificati. Si individuano così metaforici passaggi di stato da un linguaggio all’altro, dalla parete bidimensionale allo spazio oggettuale, sollecitando un proliferare di tensioni, echi e rimandi estetici, spaziali e culturali che passano attraverso i vari materiali utilizzati, seguendo un percorso di andata e ritorno senza soluzione di continuità, dalla solidità del ferro alla precarietà della ruggine per Palazzari, dalla duttilità della ceramica quale naturale estensione della pittura per Boisi, fino al corpo umano di Galindo coinvolto in azioni performative virtualmente riproposte dal video e dalla fotografia.
A chiusura della mostra verrà presentata una pubblicazione che documenterà l’intero progetto espositivo con i testi critici dei curatori e un esaustivo apparato fotografico.

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