Marino Marini. Passioni visive


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Dal 27 gennaio al 1 maggio prossimi, negli ambienti della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia è composta una retrospettiva dedicata a Marino Marini (1901 – 1980) che ambisce a situare organicamente l’artista pistoiese nella storia della scultura.

Questa è la seconda tappa della mostra che, dopo Palazzo Fabroni a Pistoia, consente una inedita lettura, concentrata e ravvicinata, di più di cinquanta sculture di Marino Marini e di venti opere, dall’antichità al ‘900, con cui la scultura di Marino si è confrontata. In questo modo viene privilegiato un dialogo serrato tra le sue sculture e quelle della tradizione plastica cui l’artista ha fatto riferimento. Sono i grandi modelli della scultura del ‘900 con cui Marino entrò in dialogo e, soprattutto, alcuni importanti esempi di scultura dei secoli passati, mai esposti prima nelle sale di Palazzo Venier dei Leoni: dall’antichità egizia a quella greco-arcaica ed etrusca, dalla scultura medievale a quella del Rinascimento e dell’Ottocento. Un simile dialogo offre un nuovo punto di vista, inaspettato e criticamente innovativo, intorno ai temi affrontati dallo scultore, travalicando le gabbie della cronologia, degli stili e delle periodizzazioni. In un percorso della produzione di Marino Marini esteso dagli anni ’20 agli anni ’50, ogni sala mette in scena alcuni episodi di questo dialogo.

La mostra è composta da 70 opere ed è realizzata a cura di Barbara Cinelli e Flavio Fergonzi, con la collaborazione di Chiara Fabi e si avvale di un Comitato scientifico composto dai curatori e da Philip Rylands, Salvatore Settis, Carlo Sisi e Maria Teresa Tosi.
Essa è corredata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, con saggi dei curatori Flavio Fergonzi, Barbara Cinelli, contributi di Chiara Fabi, Gianmarco Russo, Francesco Guzzetti e un ampio apparato iconografico ed è realizzata grazie al sostegno di Lavazza in qualità di Global Partner della Fondazione Solomon R. Guggenheim. Tale collaborazione, nata quattro anni fa, evidenzia come l’avanguardia sia un valore innato e fonte d’ispirazione per Lavazza fin dalla sua fondazione a Torino nel 1895.

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