La sinestesia di Kandinsky e Cage: lo spirituale nell’arte a Reggio Emilia


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Vassily Kansindsky, Bunter Risonanza Multicolore, 1928, olio su cartone, Parigi, Centre Pompidou

A Palazzo Magnani di Reggio Emilia sono esposte fino al 25 febbraio prossimo le opere di Kandinsky e Cage creando un incontro singolare ed equilibrato, essendo i due straordinari maestri lontani nel tempo e nello spazio ma elegantemente affini nelle rispettive intuizioni creative. In questa esposizione, l’elevazione spirituale guida il visitatore in un viaggio melodico che va dalle celebri Improvvisazioni dell’astrattista russo agli eccentrici spartiti del rivoluzionario padre della musica contemporanea.

Così, Russia e Stati Uniti, musica e pittura, le dimensioni culturali di due secoli si interfacciano attraverso i celebri nomi di Wassily Kandinsky (1866-1944) e John Cage (1912-1992), caratterizzati e uniti da un lato da una creatività d’avanguardia e dall’altro dalla fertile attitudine teoretica nei rispettivi campi d’azione. Entrambi rivolti alla continua ricerca di un superamento spirituale del fenomeno esteriore si trovano a condividere il complesso concetto filosofico di risonanza interiore, l’“Einfühlung” (“simpatia simbolica”), dal quale la mostra trae la sua ragion d’essere.

L’arte, in questa misura, si originerebbe dall’inclinazione dello spirito a incarnarsi nell’oggetto e ad animarlo con la propria energia; così come il soggetto entra in empatia con la realtà esterna, animandola con il proprio essere. La spiritualizzazione della pratica artistica è quindi il punto di partenza e di arrivo di un percorso espositivo che si propone il difficile obiettivo di affiancare all’arte l’individuo, le sue idee, la storia del suo pensiero, nelle sue mastodontiche declinazioni. Un filo rosso marcatamente visuale determina il susseguirsi di dipinti, schizzi, serigrafie e spartiti musicali che vengono collocati in modo estremamente piacevole e naturale all’interno di un’esperienza acustica, diversificata ad hoc per i grandi capolavori di fronte ai quali il visitatore è naturalmente portato alla contemplazione. In effetti, delle vere e proprie campane sonore avvolgono chi si trova di fronte all’opera d’arte mettendolo nella posizione di non privilegiare nessuno dei due sensi contemporaneamente stimolati. Delle accurate ricostruzioni in tre dimensioni permettono di sperimentare a livello tattile la percezione delle opere e delle installazioni articolate – come “Ocean” o la “camera anecoica” – e di immergersi in maniera totalizzante in un universo polisensoriale.

La cura della mostra è affidata a Martina Mazzotta. Le ampie sale, divise per artista, concedono allo spettatore una visione parallelamente particolare e complessiva, con dei rimandi ottici per colore e con melodie avvolgenti che lo accompagnano lungo lo svolgersi della mostra. Le descrizioni esaustive e accattivanti suggeriscono una frizzante attenzione rivolta all’apparato didattico correlato all’evento espositivo che si risolve in attività collaterali come concerti, lezioni, conferenze, workshop e laboratori per bambini, organizzate in collaborazione con importanti istituzioni del territorio.

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