L’arte di Antonio Nocera a Cerisano


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Uno scorcio dell’allestimento

Receviamo e pubblichiamo.

Di Anna Lia Pintau

Percorrendo una agevole strada in salita, tra querce, lecci e castagni, si arriva all’incantevole paesino di Cerisano, che accoglie il visitatore con le sue stradine lastricate, il sorriso accogliente della sua gente, le sue chiese dal fascino antico e in alto, in posizione decisamente acropolica, il Palazzo Sersale che domina il borgo. Appartenuto ai Telesio, famiglia del celebre pensatore e filosofo, poi passato ai Sersale da cui prende il nome, il Palazzo Sersale risplende in tutta la sua magnificenza, grazie anche a un sapiente restauro che ne ha conservato l’originale bellezza. All’imbrunire, quando le ombre si fanno più lunghe, il palazzo sembra avvolto in un aura fiabesca, come per conservare un qualche mistero. E qui, infatti, tra le sue splendide stanze, hanno trovato ospitalità le Cenerentola, i Pinocchio, i Pulcinella, gli uccellini e le farfalle di Antonio Nocera, artista napoletano, autore di svariate opere istituzionali da Roma a Parma e Milano, da Parigi a Bruxelles e Marcinelle.
All’entrata del palazzo, una grande testa bronzea di donna, dai tratti delicati e con gli occhi socchiusi, sembra voler invitare al sogno, quello che pare concretizzarsi più avanti, nel chiostro che si apre all’interno, dove figure femminili attorniate da farfalle danno vita a “un insolito giardino di bronzo”, inaspettato e di grande impatto emozionale. Nelle sale adiacenti e al piano superiore, poi, incontriamo i vari personaggi che hanno popolato l’nfanzia dell’artista, come quella di ogni altro bambino, tratteggiati con colori delicati su carta e con altri più decisi su tela, con spesso ampie colature che paiono ricondurci alla fugacità di ogni sogno e illusione. E dietro a una apparente innocenza, scopriamo che si celano invece temi forti e di grande attualità sociale, laddove piccoli uccellini trovano rifugio su chiome di donne che hanno assunto la forma di grandi nidi, a volerci ricordare la sacralità della vita e la centralità della donna.
Altri piccoli nidi galleggiano solitari su acque cupe, come piccole e improvvisate imbarcazioni in mezzo al mare, al pari di quelle dei migranti che fuggono dai loro paesi in cerca di un luogo in cui vivere liberi, dove forse non arriveranno mai. Il tema della libertà sembra correre anche sulle gambe delle tante figure ritratte in corsa sulle tele di Nocera, sempre in movimento, alla frenetica ricerca di qualcosa, quasi a voler fuggire da quello spazio delimitato, rivendicando fino in fondo l’inalienabile diritto di ogni uomo a essere libero, e non solo fisicamente. “Emozioni” è il titolo di questa mostra, che resterà aperta al pubblico fino al 20 dicembre. Emozioni, che non vi è dubbio sia in grado di destare.

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