Da Paratissima al Progetto Home di Casa Gramsci


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Di Maria Vittoria Giacomini

 

Paolo Mezzadri, Radici

In occasione di Paratissima, giunta ormai alla XIII edizione, sono stata piacevolmente sorpresa dai numerosi appuntamenti di qualità che hanno caratterizzato la Città di Torino, partendo da Artissima. Intorno a questo evento Torino ha costruito un mondo magico e fiabesco.

Tra tante opportunità culturali e artistiche, quasi da vertigine, ho scelto di visitare l’evento “Off” di Artissima: Paratissima con il tema Superstition presso la sede di Caserma La Marmora, in via Asti 22, uno spazio suggestivo e imponente, costruito nel 1887-1888 con il nome di Caserma Dogali e attualmente di proprietà della Cassa depositi e prestiti, in vista del progetto di riqualificazione.

Tra le numerose sale allestite si rileva di particolare interesse la sezione “Design Exhibit”: da Torinostratosferica, una visione della città innovativa e piena di suggestioni per il futuro, a Golden Ratio Visioni auree, a cura di Simona Cirelli e Maria Azahara Ernando. Questa parte della mostra ben si inserisce nel contesto, attraverso la rievocazione dell’Armonices Mundi di Keplero. È utile ricordarne un passo: “La geometria ha due grandi tesori: uno è il teorema di Pitagora; l’altro è la sezione aurea di un segmento. Il primo possiamo paragonarlo ad un oggetto d’oro; il secondo possiamo definirlo un prezioso gioiello”.

La presunta età dell’oro, dall’antichità ai giorni nostri, è un tempo mitico di prosperità e abbondanza. Grazie all’utilizzo dell’oro, ma anche dei colori dell’arcobaleno, con il prisma che rifrange la luce, le opere di design, che devono da una parte essere uniche e dall’altro essere ripetibili in serie, sono declinate in modo creativo e fantasioso.

In particolare si sottolinea il lavoro di Nicola Russo, Lampossible model one, che nasce su ispirazione di una delle opere più rappresentative di Mauritius Cornelis Escher, maestro delle illusioni ottiche e geometriche. Trascendendo la connessione dello spazio, Lampossible model one si presenta come una forma insolita che nasconde al suo interno il triangolo impossibile. Parte integrante dell’opera di legno, metallo e luce, è l’esperienza di ricerca del punto di vista privilegiato, che accompagna l’osservatore portandolo da una forma apparentemente incomprensibile al riconoscimento di una geometria nota. In questo modo l’osservatore è parte integrante dell’opera.

Paolo Mezzadri espone Radici, in ferro grezzo formato. Le radici che tradizionalmente sono basi solide e sicure, qui si trasformano in un dialogo intimo e mutevole con il ferro; le fragilità diventano occasione per riscoprire una nuova parte di sé.

Handmade paperlamps Golden Ratio propone La corrente evolutiva, in midollino, carta fatta a mano di cotone. L’essere si evolve in forma circolare attraverso spirito, anima e corpo. La prosperità del singolo si alimenta dell’Eterno e del suo flusso immortale, grazie ad un filo invisibile che connette cielo, terra e oltretomba.

Adriana Olivari presenta The Golden Universe, in terra nera, ossidi, smalto blu e oro zecchino. Il potenziale uno e infinito si scinde in nove archetipi che si avventurano nel mondo attraverso gli schemi ricorrenti della stessa lente deformante.

Gli Alberi di Omar Barbero ci ricordano che il legno è un’opportunità di evoluzione, il cordone ombelicale che tiene Barbero ben saldo a questo mondo, lasciando alla mente la libertà del viaggio. Gli Alberi sono esseri magici che da sempre attraversano ogni tempo. Sono protettori saggi e collegano il cielo e la terra, consentendoci di respirare.

Infine il progetto HOME (House of Memory & Engagement), ideato dalla Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci per Casa Gramsci, consente di premiare un giovane artista under 35. È un’occasione per coinvolgere la cittadinanza e restituire al territorio non solo uno spazio, ma anche un luogo che, grazie alle parole e alla storia di Gramsci, giovane studente fuori sede, stimoli e promuova la produzione artistica e culturale di altri studenti di oggi. Il concorso è rivolto a giovani artisti, chiamati ad interpretare alcuni temi trattati da Antonio Gramsci nei suoi scritti.

Tra i vari artisti in gara si sottolinea il lavoro di Maria Nagni, dal titolo Strade diverse. L’opera pone l’attenzione sul cammino di Antonio Gramsci, spesso vissuto in solitudine. L’elemento principale è una rete metallica, metafora delle masse unite nella lotta, che compone una strada con movimenti vorticosi, tra due possibili alternative: una strada ampia e comoda e una tortuosa, con un Gramsci stilizzato e accovacciato che si domanda: “Che cosa mi ha salvato dal divenire un cencio inamidato? L’istinto della ribellione, che da bambino era contro i ricchi, perché non potevo andare a studiare, io che avevo preso 10 in tutte le materie alle elementari” (A. Gramsci, 6 marzo 1924).

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