Manfredi Beninati


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Manfredi Beninati, Rebus per solutori abilissiimi, 2016 installazione, photo Valentina Minutella LR

Manfredi Beninati, Rebus per solutori abilissiimi, 2016 installazione, photo Valentina Minutella LR

Al Museo Civico di Castelbuono (PA), dall’11 dicembre al 6 marzo prossimo, è allestita la mostra personale di Manfredi Beninati (Palermo, 1970), curata da Laura Barreca e Valentina Bruschi, che raccoglie per la prima volta una selezione antologica di opere dagli inizi degli anni Duemila ad oggi. Inoltre, per l’occasione, Manfredi Beninati ha creato “Rebus per solutori abilissimi (3 NO), 2016”, un’installazione ambientale site-specific che trasforma una stanza del trecentesco Castello dei Ventimiglia in un ambiente allestito a grandezza naturale, a cui il visitatore può accedere, unicamente osservandolo attraverso una piccola finestra. Un luogo da guardare come le pitture, i collage, i disegni, le sculture, che costituiscono la vasta e ricchissima produzione artistica che nel corso di meno di un ventennio hanno portato l’artista ad un continuo rinnovamento del linguaggio e del medium artistico.
La mostra presenta una selezione di disegni, dipinti e collage realizzati con tecniche e materiali vari che nel corso della sua carriera artistica Beninati ha sperimentato in un continuo rinnovamento del linguaggio artistico. I riferimenti alla memoria e alla storia personale si intrecciano con una originale inclinazione al racconto cinematografico e ad interessi letterari e artistici come le Città invisibili di Italo Calvino, che fanno da filo conduttore alla scoperta di luoghi onirici che l’artista popola di personaggi veri o immaginari, in un equilibrio naturale tra sogno e ricordo. Spesso tornano figure familiari di madri, bambini, fratelli, volti che si confondono con le velature di colore, dando allo spettatore la percezione del passare del tempo, come accade in un film. Attraverso questa stratificazione, caratteristica del suo lavoro, Beninati dipinge interni domestici o paesaggi fantastici, in un’atmosfera rarefatta, alle volte irreale, descrivendo figure che sembrano emergere lentamente da uno sfondo fiabesco.
Nelle opere di Manfredi Beninati si ha la sensazione di essere arrivati appena un momento dopo un fatto, come spalancare una porta dove è accaduto qualcosa, dove ha vissuto qualcuno, dove il tempo è trascorso inesorabilmente lasciando le sue impronte. Forse è per questo motivo che lavora per mesi, o anche anni, sulle stesse opere: sviluppare una narrazione dialogando col tempo è una pratica di conoscenza di sé che dura tutta la vita, scrive Laura Barreca.
In occasione della mostra, il Museo Civico pubblica il catalogo antologico, italiano e inglese, delle opere dell’artista, a cura di Laura Barreca e Valentina Bruschi, con testi di Nicholas Cullinan, Jim Lane e Francesco Stocchi. Un’edizione che per la prima volta raccoglie una grande selezione di opere realizzate dall’inizio della sua carriera alle ultime e più recenti produzioni artistiche.

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